Nella sola Calabria sarebbero almeno
3.000. Infettati dal virus
dell’epatite, o dell’Hiv, per
trasfusioni errate, interventi
chirurgici sbagliati o per infortuni
sul luogo di lavoro, per lo più in
cliniche ed ospedali. A loro spetta,
per legge, un’indennità da rivalutare
periodicamente in rapporto al tasso
d’inflazione, ma sul punto la Regione
Calabria sarebbe al momento
inadempiente.
Ad accendere i riflettori sulla
vicenda, il consigliere regionale
Gianluca Gallo. Che rendendosi
portavoce delle segnalazioni ricevute,
ha interessato del caso il Commissario
per l’attuazione del piano di rientro
sanitario, Giuseppe Scopelliti, ed il
dirigente generale del Dipartimento
Salute della Regione Calabria,
Antonino Orlando. «Lo Stato, mediante
la legge 210 del 1992 – ricorda Gallo
in una lettera inviata a Scopelliti e
Orlando - riconosce ai cittadini
danneggiati da sangue infetto un
indennizzo, periodicamente rivalutato
fino al 2010, quando con
l’approvazione della legge Finanziaria
il Governo bloccò la rivalutazione
dello stesso. Lo scorso novembre,
tuttavia, la Corte Costituzionale, ha
dichiarato costituzionalmente
illegittimo il blocco della
rivalutazione, stabilendo che
l'importo dell'indennizzo vada invece
rivalutato nella sua interezza,
secondo il tasso di inflazione
programmato, e quindi anche nella
componente più cospicua rappresentata
dalla somma corrispondente
all'indennità integrativa speciale».
Un indirizzo che tuttavia, al momento,
sarebbe stato recepito solo da alcune
Regioni d’Italia. Tra quelle
inadempienti, stando alle diffuse
proteste degli interessati, anche la
Calabria. «Trattandosi, per come di
tutta evidenza, di una problematica
che investe migliaia di persone e le
loro famiglie, già colpite per
sventura o per lavoro da patologie che
ne minano fortemente la salute e la
vita di relazione», chiosa Gallo,
«confidando nella loro ben nota
sensibilità ho chiesto a Scopelliti ed
Orlando di voler prestare attenzione
alla problematica per verificare se
risponda a vero quanto segnalato e,
nel caso, procedere, nel rispetto
della legge, per non lasciare privi di
tutela i danneggiati da sangue infetto
residenti in Calabria».
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