Il Consiglio e il Governo regionali si
impegnino per fare della festa
dell’abete di Alessandria del Carretto
un bene del patrimonio Unisco.
È la richiesta che la Terza
commissione consiliare regionale
presieduta da Nazzareno Salerno ha
fatto propria approvando all’unanimità
un atto di indirizzo presentato dal
vicecapogruppo regionale dell’Udc,
Gianluca Gallo.
«Nei mesi passati – spiega Gallo - è
stata costituita un’associazione
temporanea di scopo, denominata
“Pite”, tra le cui finalità figura
l’inserimento nella lista
rappresentativa del patrimonio
culturale immateriale dell’Unesco
della festa dell’abete di Alessandria
del Carretto. Di recente, poi, si è
costituito il comitato promotore del
“Museo festa dell’abete. Centro di
documentazione dei saperi tradizionali
del Pollino”: ambedue le iniziative
hanno incontrato il favore di diversi
esponenti del mondo della cultura e
delle istituzioni, consapevoli che
l’ingresso della festa dell’abete
nella speciale lista dell’Unesco e
l’avvio delle attività del “Museo
dell’abete” consentirebbero l’adozione
di specifiche politiche di tutela e
valorizzazione, oltre la promozione di
studi scientifici e l’arrivo di
importanti finanziamenti, per la
valorizzazione di un evento
espressione della tradizione
antropologica e culturale dell’alto
Ionio cosentino e dell’intera
regione». Ragioni per le quali,
aggiunge il vicecapogruppo dell’Udc,
«auspichiamo che il Governo ed
Consiglio della Regione Calabria, in
risposta alla raccomandazione
formulata dalla Terza Commissione,
intervengano per individuare le
soluzioni idonee a sostegno di questo
importante progetto».
La manifestazione ha origini
antichissime, risalenti al Seicento,
quando un boscaiolo trovò all’interno
del tronco di un abete bianco
l’immagine di sant’Alessandro papa
martire, morto decapitato. Da quel
giorno, ogni anno, l’ultima domenica
di aprile ed il 3 di maggio, ad
Alessandria si svolge un rito che vede
partecipe tutta la comunità locale: un
abete bianco viene scisso in due parti
ed il suo tronco e la sua cima
trasportati a braccia nel centro
abitato, per essere ricomposti ed
innalzati, scalati e riabbattuti, nel
mezzo di una festa che si compone di
balli, canti ed espressioni culturali
figlie d’una civiltà agro-pastorale da
affidare ora alla tutela dell’Unesco.
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