«L’Udc sosterrà in consiglio regionale
il cammino della festa dell’abete
verso il patrimonio Unesco».
È quanto afferma il vicecapogruppo
dello scudocrociato in seno
all’assemblea consiliare calabrese,
Gianluca Gallo, con riferimento alla
proposta di fare della festa
dell’abete, storica tradizione di
Alessandria del Carretto e dell’intero
alto Ionio cosentino, un bene del
patrimonio immateriale dell’Unesco.
L’idea, avanzata dall’associazione
culturale “Vacanzieri insieme” e
subito sposata dal Comune di
Alessandria del Carretto, dalla
Comunità montana Alto Jonio, dall’Ente
Parco del Pollino e da diverse
associazioni ed istituti scolastici
del comprensorio, è stata illustrata
nel corso di una conferenza stampa che
ha chiarito i contorni
dell’iniziativa. «Facciamo nostra
quella proposta e la richiesta di
offrire sostegno, parimenti, al centro
di documentazione dei saperi
tradizionali del Pollino», fa sapere
Gallo. «L’assessore regionale alla
cultura Mario Caligiuri ed il
presidente Scopelliti – prosegue il
consigliere regionale centrista –
hanno già manifestato l’interesse
della Regione. Per quanto ci riguarda,
faremo la nostra parte affinchè questo
tradizionale evento possa diventare
con orgoglio il biglietto da visita
della Calabria e conquistare un posto
nella lista rappresentativa del
patrimonio culturale immateriale
dell’Unesco, nel quale l’Italia è al
momento rappresentata dai pupi
siciliani e dal canto a tenore della
Sardegna».
L’ingresso nella speciale lista
dell’Unesco consentirebbe l’adozione
di specifiche politiche di tutela e
valorizzazione, oltre la promozione di
studi scientifici e l’arrivo di
importanti finanziamenti, anche
privati, di una manifestazione i cui
albori risalgono al Seicento, quando
un boscaiolo trovò all’interno del
tronco di un abete bianco l’immagine
di sant’Alessandro papa martire, morto
decapitato. Da quel giorno, ogni anno,
l’ultima domenica di aprile ed il 3 di
maggio, ad Alessandria del Carretto si
svolge un rito che vede partecipe
tutta la comunità locale: un abete
bianco viene scisso in due parti ed il
suo tronco e la sua cima trasportati a
braccia dentro il centro abitato, per
essere ricomposti ed innalzati,
scalati e riabbattuti, nel mezzo di
una festa che si compone di balli,
canti ed espressioni culturali figlie
di una civiltà agro-pastorale da
affidare ora alla tutela dell’Unesco.
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